MELCHIO’ a Furore. Il colorato mondo dello chef Vito Piccolo

Autrice: Antonella Petitti / Blog: Rosmarino News

MELCHIO’ a Furore. Il colorato mondo dello chef Vito Piccolo

A riempire gli occhi a primo impatto sono i colori. Non che non ci sia sostanza, anzi. Ma i colori da Melchiò ti abbracciano, ti coccolano, ti stimolano. E non parlo solo di quel blu del mare che affianca la piccola sala.

Sono proprio i piatti a giocare, raccontando della personalità intensa e complessa dello chef Vito Piccolo. Timido e riservato, nella creazione in cucina però si esprime al massimo e senza titubanze.

La sua è una cucina espressiva che, seppure mantiene un filo sottile con la tradizione (prendendone spunto), trova personali chiavi di lettura dettate dalla materia prima.

Ma facciamo un passo indietro. Non si arriva a Furore per caso, anche detto “il paese che non c’è” perché non esiste un centro storico né una piazza che faccia da collante alle case sparse che si aggrappano alla montagna a picco sul mare.

Non si arriva per caso nemmeno da Melchiò (diminutivo del soprannome del suocero), ristorantino nato un anno fa, precisamente il 24 maggio, ma che si accinge a vivere la sua prima vera estate.

E’ il sogno coccolato da Vito e Caterina, lui uno chef e lei imprenditrice nel settore turistico. Nel corso del suo primo anno di vita il ristorante è stato soprattutto a servizio dei tanti turisti legati alle case vacanza gestite da Caterina ed ai numerosi corsi di cucina tanto amati dagli stranieri. Come dargli torto, d’altronde da Melchiò si svolgono proprio con piena vista mare.

Ma l’ambizione era (ed è) diventare un riferimento per chi ama i piccoli ristoranti di alta qualità, a gestione familiare, coccolati da persone amorevoli e simpatiche. Luoghi dove è importante il rapporto umano e molto interessante il rapporto qualità-prezzo.

Vito, classe 1985, di gavetta ne ha fatta ed anche degna di nota. Tanto per citare qualche posto e qualche chef con cui ha lavorato: ristorante San Pietro di Positano, il Capri Palace ed ancora gli chef Matteo Sangiovanni e Oliver Glowing.

 

 

Ed a conferma di quanto sia la materia prima ad essere centrale nei suoi piatti, Vito ha un invidiabile orto biologico vista mare, davvero ricco di ortaggi e di innumerevoli erbe aromatiche.

Ma veniamo al pranzo, che è stata una bella esperienza di gioia e piacevolezza. Da ripetere ancora per tenere d’occhio le evoluzioni della mano certamente esperta dello chef, ma che (data la creatività) si divertirà sempre a dare nuove chiavi di lettura.

 

 

Cestino del pane (seppure in questo caso è una definizione riduttiva) ovviamente tutto home made…

 

 

Scampo scottato, brunoise di zucchine e nocciole di Giffoni IGP

 

 

Carpaccio di gambero gobbetto, fascetto di asparagi, carciofino bianco crudo e salsa corallo

 

 

Totano e patate rivisitato, melanzana affumicata e patate fiammifero

 

 

Gnocchi di patate con astice e zucchine

 

 

Risotto, zafferano, seppia scottata e limone

 

 

Millefoglie al Martini bianco, crema alla vaniglia e fragoline della pasticciera Linda Cavaliere

 

 

Una ventina di posti a sedere, vista mozzafiato su Praiano, silenzio pieno ed una carta dei vini con referenze incentrate soprattutto su Costa d’Amalfi e Campania. Non mancano, però, spumanti e champagne decisamente adatti al tipo di cucina.

In carta troverete (con meraviglia credo) anche piatti di carne o di piena tradizione partenopea come la lasagna o i ravioli ripieni di ricotta. La ragione è semplice ed è da ricercare nell’esigenza di accontentare una clientela straniera che si ferma a pranzo e cena per più giorni.

Io vi consiglio di lasciar fare allo chef o comunque di dedicarvi ai piatti più creativi. Io vi ho trovato equilibrio, compiutezza, ma anche una capacità non usuale di abbracciare tutti i sensi.

Complice la cornice, merito della natura stavolta, Vito e Caterina sono dei bravi padroni di casa che meritano altrettanta amorevolezza.

In bocca al lupo ragazzi!

 

Autrice: Antonella Petitti

Rosmarino News